venerdì 18 luglio 2008

Email a Sandro Curzi


Email a: Sandro Curzi (http://it.wikipedia.org/wiki/Sandro_Curzi)
Inviata il: 18 luglio 2008


Caro Sandro,

ti metto nel novero delle persone che non conosco personalmente e a cui tuttavia oso dare del "tu" perché mi hai sempre suscitato un senso di familiarità e fiducia. Ti ricordo ancora quando dirigevi quella terra franca che era il Tg3 ai tempi di Tangentopoli, ciò che i dimenticati potenti di allora (Craxi, Andreotti, Forlani) definirono Tele-Kabul, involontariamente regalando anche a noi telespettatori l'orgoglio di irriducibili guerriglieri. Quando in occasione di un editoriale nelle nostre case apparivano il tuo faccione, la pelata alla Kojak, la voce calda e i tuoi modi pacati, anche il disgusto per l'ultimo vomitevole scandalo amministrativo, perfino il dolore straziante per le stragi mafiose (una dietro l'altra: ci hanno strappato via i migliori!) si scioglievano poco a poco davanti al carisma di un nonno buono, uno che tante ne ha viste e che sempre è andato avanti, uno dei pochi che ha numeri e storia per invitarti a fare altrettanto. Non so dire oggi quanto quest'aura che emanavi fosse oggettiva, quanto dipendesse da come ti vedevo io: come ho detto non ti conosco personalmente. Ma non voglio nemmeno scoprirlo ora: gli unici ricordi intoccabili sono quelli che appartengono alla gioventù. Nemmeno alla luce della notizia di ieri (come consigliere di amministrazione della RAI ti sei astenuto sulla mozione che avrebbe allontanato Saccà dalla RAI) voglio intaccare quei ricordi: Tele-Kabul rimarrà per sempre la roccaforte invitta su cui insieme ad altri sconosciuti indignati d'Italia vidi sventolare per qualche stagione la bandiera del mio idealismo, che una vita fuori dai confini patri mi ha concesso in discreta misura di preservare.

Resta il fatto, incomprensibile a molti, comprensibile a quanti di noi hanno deciso di non credere più a niente, che il tuo voto di astensione ha permesso a Saccà, colui che al telefono con Berlusconi scambiava donnine con senatori come i bambini si scambiano le figurine, di rimanere alla RAI. Al di là del danno d'immagine per l'azienda in cui per una vita con o accanto a Sergio Zavoli, Enzo Biagi, Andrea Barbato hai lavorato, trattasi di operazione inutile: il ruffiano ormai è bruciato; nemmeno nell'Italia odierna, abituata a bere scandali come acqua corrente, è più riciclabile – praticamente gli rimane solo la politica attiva. Tutto sembra piuttosto solo un gioco di potere: dimostrare chi comanda. Ma perché, c'è qualcuno che dubita che non lo abbiamo ancora capito?

Non appartengo né a quanti dichiarano di non comprendere, né a quelli che affermano di riuscirci anche fin troppo bene. Soprattutto non giudico. Non lo faccio per cultura personale e anche perché non ho mai provato ad avere 80 anni: non posso oggi mettere la mano sul fuoco sulla condotta del vecchio che un giorno sarò. Se fossi obbligato a commentare il tuo voto in consiglio probabilmente cercherei le parole nella difesa generosa che Marco Travaglio fece di Fabio Fazio riguardo alla di lui "autocritica" in diretta televisiva il giorno dopo la puntata su Schifani. Ma non ne sono obbligato. Avrei un'unica cosa da chiederti: perché astenersi? Difficile che tu non sapessi che un'astensione equivaleva a un voto per Saccà, quindi perché astenersi? L'astensione pilatesca non è cosa che ti appartenga, a te che hai sempre tirato dritto per la tua strada con le tue convinzioni, spesso contro corrente. Da te mi sarei tutt'al più aspettato un voto contrario, magari motivato con quel confuso concetto di garantismo che è da sempre uno dei totem della sinistra. Ma un'astensione no. Quella, con il Kojak buono dei bei giorni di Tele-Kabul, non c'entra nulla.

Cordiali saluti


Riporto sotto l'articolo con la notizia. L'articolo è anche reperibile tramite il link: http://www.repubblica.it/2007/09/sezioni/politica/rai-cda-2/vicenda-sacca/vicenda-sacca.html?ref=search

Rai, il Cda salva Saccà

ROMA - Con 4 contrari, 3 a favore e 2 astenuti il Consiglio di amministrazione della Rai ha bocciato la proposta di licenziamento del direttore di Rai Fiction, Agostino Saccà, avanzata dal direttore generale Claudio Cappon a causa delle "gravi violazioni accertate ed al notevolissimo danno d'immagine subito dalla Rai". "Sono contento", ha commentato l'ex direttore di Rai Fiction. Nella sua relazione Cappon spiega anche al Cda che tutti gli elementi a disposizione "evidenziano in modo cristallino che il Dott. Saccà ha tenuto comportamenti contrari ai suoi doveri di dirigente Rai, in chiara violazione del Codice Etico che ha sottoscritto e al cui rispetto si è impegnato e ha di fatto leso in modo determinante il vincolo di fiducia che è alla base del rapporto tra un'azienda ed i suoi dirigenti, a maggior ragione se incaricati di ruoli di massima visibilità e responsabilità". Il licenziamento, osserva al contrario il consigliere Giuliano Urbani, sarebbe al contrario un atto "radicalmente inaccettabile e profondamente contrario alla tutela dell'interesse aziendale, che deve sempre rappresentare il fondamento stesso dei doveri di qualsiasi amministratore". Saccà era stato sospeso dall'incarico dalla Rai in seguito all'inchiesta nata da intercettazioni telefoniche della procura di Napoli su presunti accordi tra il direttore e Silvio Berlusconi sulla collocazione di aspiranti attrici. Era però tornato in Rai il 3 luglio, grazie all'ordinanza di un giudice del lavoro. Ad astenersi nel voto in Cda sulla proposta di licenziamento di Agostino Saccà, avanzata dal direttore generale della Rai Claudio Cappon, sono stati Sandro Curzi e Marco Staderini. Voto contrario da Giuliano Urbani, Gennaro Malgieri, Giovanna Bianchi Clerici, Angelo Maria Petroni. Voto favorevole da Nino Rizzo Nervo, Carlo Rognoni e dal presidente Claudio Petruccioli. Saccà ha preferito non commentare le ipotesi di un suo trasferimento, ma non ha rinunciato a fare notare la spaccatura all'interno del cda: "certe astensioni dicono molto del valore di questo voto rispetto al senso della verità". Poi ha aggiunto: "sono soddisfatto perché anche il giudice-azienda ha ascoltato le mie ragioni". (16 luglio 2008)

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